Il sindacato portoghese dei lavoratori del commercio, degli uffici e dei servizi(CESP) ha indetto uno sciopero dei lavoratori della distribuzione per il 9 novembre. Nella dichiarazione, il sindacato ha indicato che i leader del CESP e i delegati sindacali delle aziende di distribuzione si sono incontrati per discutere la situazione del settore.
"Abbiamo deciso di intensificare la lotta nel corso del prossimo mese, che culminerà in uno sciopero nazionale il 9 novembre, con la partecipazione alla manifestazione indetta dalla CGTP-IN per lo stesso giorno", si legge nel comunicato. "Le aziende di distribuzione, responsabili del 12,4% del PIL [Prodotto Interno Lordo] nazionale, impiegano più di 140.000 lavoratori con salari minimi, orari non regolamentati e ritmi di lavoro estremamente intensi", ha denunciato la struttura sindacale.
"Negli ultimi anni hanno presentato proposte inaccettabili al sindacato che rappresenta i loro lavoratori, il CESP, per l'aggiornamento del CCT", ha indicato, sottolineando che non accetteranno "accordi che contengano salari minimi, banche del tempo, o la generalizzazione della precarietà attraverso contratti a tempo determinato nel settore".
"La revisione del Contratto Collettivo di Lavoro per i lavoratori delle aziende di distribuzione si trascina dal 2020 e non è stato rivisto dal 2016", ha dichiarato il CESP, in una risoluzione approvata questo lunedì, ricordando di aver definito come obiettivo "l'aumento dei salari di tutti i lavoratori, con la garanzia del mantenimento della differenza salariale tra i livelli della scala salariale, senza la perdita di alcun diritto".
Secondo il documento, "l'APED, l'associazione dei datori di lavoro del settore, oltre a voler imporre un sistema di banche del tempo e peggiorare il lavoro precario, intende comprimere le carriere professionali di tutti i lavoratori, svalutando il lavoro e i lavoratori, con proposte assolutamente inaccettabili".
I lavoratori chiedono quindi "l'aumento dei salari di tutti i lavoratori e la fissazione del salario più basso del settore a 1.000 euro il 1° gennaio 2025", 25 giorni lavorativi di ferie, "la valorizzazione delle carriere e il mantenimento della differenziazione salariale tra tutti i livelli della carriera professionale e della scala retributiva", la revisione del contratto collettivo di lavoro, senza perdita di diritti, la chiusura dei negozi la domenica e nei giorni festivi, la riduzione dell'orario di apertura fino alle 22:00 e il pagamento della retribuzione aggiuntiva per il lavoro notturno a partire dalle 20:00.