La piattaforma elettronica per il trasporto di passeggeri in veicoli non contrassegnati (attività TVDE) aveva come principale differenza rispetto ai suoi concorrenti operanti in Portogallo, Uber e Bolt, la condizione di accettare solo autiste donne e di essere ad uso esclusivo delle donne.
È stato il fatto che si trattasse di un "servizio segmentato" che ha portato l'IMT a sospendere la licenza dell'operatore, dando tempo fino a venerdì per i chiarimenti, in quanto ha ritenuto che "l'articolo 7 della legge n. , che stabilisce che non ci può essere discriminazione nell'accesso ai servizi TVDE".
"Gli utenti, effettivi e potenziali, hanno pari accesso ai servizi TVDE, e non possono essere rifiutati dal provider per motivi, in particolare, di ascendenza, età, sesso", recita l'articolo della legge che regola l'attività.
Parlando con l'agenzia Lusa, la fondatrice del progetto Mónica Faneco ha detto di essere stata ricevuta il 6 dicembre dal presidente dell'IMT, João Jesus Caetano, in una riunione, e di essere rimasta con l'idea che il responsabile "non sapesse affatto come funzionano le cose".
"Bisogna conoscere la differenza tra una piattaforma TVDE e un operatore. Dimostra un po' di ignoranza in materia quando mi chiede quante persone o quanti autisti assumerò. Io non posso assumere nessuno sulla mia piattaforma, sono gli operatori che lo fanno", ha spiegato, riferendosi alle aziende che collaborano con le piattaforme e che gestiscono il servizio, assumendo i conducenti.
"Sicurezza
Mónica Faneco è stata categorica nel rifiutare "imposizioni sul suo modello di business" e ha sottolineato che esso si basa sulla "protezione delle donne, attraverso la sicurezza", motivo per cui non avrà uomini come autisti.
"Attualmente non mi sento tutelata. Se IMT non darà l'ok [affinché Pinker possa operare], me ne andrò. Ma continuerò a lottare per i diritti delle donne in Portogallo", ha dichiarato.
La responsabile ha detto di aver presentato due ricorsi contro la decisione dell'IMT, in attesa di sapere se avranno ripercussioni o meno. Nella sua arringa, Mónica Faneco sostiene che la piattaforma "non fa discriminazioni, solo se si tratta di discriminazioni positive", e sottolinea che sta "difendendo i diritti delle donne".
La fondatrice si sposterà ora in altri mercati europei, in particolare in Spagna, ed è in trattative per iniziare a operare anche in Italia.