La demenza è un grave problema di salute pubblica. Anche il peso della cattiva salute metabolica è in aumento in tutto il mondo e rappresenta un forte fattore di rischio per la demenza. La presenza di diabete mellito di tipo 2, in particolare, raddoppia il rischio di demenza in età avanzata. I risultati della maggior parte degli studi longitudinali suggeriscono che il DM di tipo 2 è associato a un maggiore declino delle funzioni esecutive, della velocità di elaborazione, della fluidità verbale e della memoria.
C'è grande interesse nell'identificare i percorsi che collegano il DM e il declino cognitivo. Il DM di tipo 2 è associato a un volume cerebrale totale inferiore, a un maggior numero di infarti e a un maggior volume di iperintensità della sostanza bianca. Analisi trasversali suggeriscono che un volume inferiore di materia grigia (area responsabile del controllo muscolare e delle percezioni sensoriali) può mediare in modo sostanziale l'associazione tra DM di tipo 2 e funzione cognitiva.
Ma perché questo accade?
Sebbene non siano stati completamente chiariti tutti i meccanismi patologici coinvolti nelle complicanze neurologiche del DM, le manifestazioni neurologiche secondarie del DM cronico sono principalmente il risultato di diverse gravi complicanze che coinvolgono le arterie di medio e grande calibro (macroangiopatie) e i capillari di alcuni organi bersaglio (microangiopatie).
Inoltre, le alterazioni metaboliche portano alla demielinizzazione delle cellule di Schwann, riducendo la velocità di conduzione nervosa e all'iperattività dell'enzima degradante l'insulina, accumulando tossine che possono portare alla malattia di Alzheimer.
Fisiologicamente, l'iperglicemia può generare una situazione di iperosmolarità, in cui il paziente si disidrata e sviluppa uno stato di confusione mentale, torpore e persino coma.
Anche l'ipoglicemia è un fattore importante da analizzare, poiché il paziente diabetico può sviluppare una tolleranza a bassi livelli glicemici. In questo caso, l'ipoglicemia funziona nel cervello come una situazione di ipossia, con un danno selettivo iniziale ai grandi neuroni piramidali della corteccia, con conseguente necrosi della corteccia.
Pertanto, il paziente con DM presenta un rischio da 5 a 10 volte maggiore di arteriosclerosi, compromettendo la micro e la macrocircolazione. Le lesioni vascolari sono le stesse osservate nei pazienti non diabetici, ma nei pazienti con DM questo processo è avanzato e intensificato.
L'arteriosclerosi può portare il paziente a un ictus di diversa intensità, da lesioni piccole e multiple a una lesione di grandi dimensioni, e può persino portare alla morte. È importante sottolineare che le malattie vascolari sono le cause più frequenti di morte nei pazienti con DM. Soprattutto nel DM di tipo II, si verificano alterazioni dell'elasticità, della resistenza e dell'impedenza vascolare, che sono fattori predittivi di ictus e alterazioni cognitive.
Diversi studi dimostrano che il DM può contribuire all'insorgenza di deficit cognitivi e allo sviluppo della malattia di Alzheimer. In questa condizione si verificano due cambiamenti patologici che la caratterizzano: la formazione di placche neuritiche o senili e la degenerazione neurofibrillare. Entrambe hanno un'azione neurotossica, compromettendo la trasmissione degli impulsi nervosi.
Un altro fattore importante per l'origine dei deficit cognitivi e della demenza nei pazienti con DM è il coinvolgimento vascolare. Il DM aumenta l'incidenza dell'arteriosclerosi, influenzando l'irrigazione cerebrale e compromettendo la microcircolazione.
Per quanto riguarda la cognizione, l'ictus, la demielinizzazione, la riduzione volumetrica dell'ippocampo e del lobo frontale e le alterazioni del metabolismo cerebrale sono fattori che la influenzano, soprattutto in relazione alle disfunzioni esecutive e mnesico-attentive.
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