E questi piccoli partiti "possono adottare strategie di vasta portata basate sulla disinformazione", avverte Iberifier nel suo rapporto "Disinformation consumption patterns in Portugal and Spain".

I ricercatori osservano che in Portogallo, "nonostante la polarizzazione sia storicamente bassa e l'assenza di campagne di disinformazione intenzionali, deliberate e diffuse, ci sono motivi di preoccupazione a causa di un panorama dei social media dominato da piccoli partiti più radicalizzati che possono adottare strategie a lungo termine basate sulla disinformazione".

Sono i "gruppi più giovani a mostrare una maggiore distanza dalle notizie e, in particolare, i meno istruiti" e queste "condizioni possono contribuire alla polarizzazione della società portoghese", si legge ancora nel rapporto.

Secondo i dati sulla fiducia nelle notizie, nel 2015 il 60% dei giovani portoghesi di età compresa tra i 18 e i 24 anni si fidava dei media, percentuale che saliva al 65% nella fascia di età compresa tra i 25 e i 34 anni.

Nel 2023, queste percentuali sono scese al 52% nella fascia di età 18-24 anni e al 48% nella fascia 25-34 anni, dove si registra il valore più basso.

"I comportamenti negativi intorno alle notizie, come l'evitamento attivo delle notizie e la perdita di interesse, sono più diffusi non solo tra i più giovani, ma in particolare tra le persone più povere e meno istruite, un aspetto che riteniamo abbia un particolare impatto sulla potenziale crescita della polarizzazione in entrambi i Paesi", si legge nel documento.

Iberifier integra 23 centri di ricerca e università iberiche, le agenzie di stampa portoghesi, Lusa, e spagnole, EFE, e "fact checker" come Polígrafo e Prova dos Factos - Público, dal Portogallo, e Maldita.es e Efe Verifica, dalla Spagna.